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Eccoci nella sezione dedicata
alla storia del latte e dei suoi derivati. Direttamente
dai meandri della storia una gustosa selezione di
curiosità ed informazioni. |
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La
storia del latte e derivati: una breve carrellata
Proprio un anno fa, gli archeologi delle Università
di Oxford e Cambridge e i ricercatori della locale
Sopraintendenza hanno concluso gli studi su quella
che può essere definita una delle più
antiche “aziende agricole” mediterranee,
risalente al periodo dell’Età del
Rame (circa 6000 anni fa): il sito archeologico
di Troina, in Sicilia. Dall’analisi dei
reperti rinvenuti, in particolare dai vasi, i
ricercatori hanno scoperto che gli antichi abitanti
del sito non solo erano grandi consumatori di
latte, ma ne conoscevano anche le tecniche di
conservazione e producevano già due diverse
varietà di formaggio: la ricotta e la “tuma”,
una sorta di pecorino non stagionato.
Le origini
La storia del latte e dei latticini è legata
alla storia dell’uomo da tempi remotissimi,
sicuramente da quando l’uomo ha iniziato
a addomesticare gli animali ed in seguito ad allevarli.
Questa è l’inconfutabile evidenza
nella quale ci si imbatte quando ci si interroga
sull’origine dell’uso alimentare del
latte e dei suoi derivati. Già 8000 anni
fa le popolazioni della Mesopotamia tentavano
di addomesticare animali lattiferi ed è
verosimile pensare che già allora gli uomini
cercassero di utilizzare e di lavorare il latte
a fini alimentari.
Il bassorilievo sumero del terzo millennio
a.C. denominato “Il Fregio della latteria” documenta
in maniera inequivocabile le operazioni di mungitura.
Alcune prove di quanto siano antichi l’uso
diretto e la lavorazione del latte si trovano anche
in Italia. Il colino di terracotta scoperto a Piadena,
risalente a 3500 anni fa è, infatti, molto
probabilmente uno strumento che serviva per lo sgrondo
della cagliata. Le scoperte archeologiche confermano
dunque che gli antichi consumavano sia il latte
che il formaggio, ma non è tuttora chiaro
in che modo l’uomo sia riuscito a scoprire
la cagliata e, di conseguenza, a produrre formaggio.
La leggenda
Quando una scoperta si perde nella notte dei tempi
è inevitabile che intorno ad essa fioriscano
le più svariate leggende. La più nota
è sicuramente quella di un mercante arabo
che, dovendo attraversare il deserto, portò
con sé alcuni alimenti, tra cui il latte.
Per il trasporto si servì di una sacca fatta
con lo stomaco essiccato di una pecora. Il movimento
del viaggio, il caldo e gli enzimi rimasti sulla
parete dello stomaco della pecora avrebbero acidificato
il latte e coagulato le proteine presenti al suo
interno in piccoli grumi. Sarebbe nata così
la cagliata.
Leggende a parte è verosimile che la scoperta
del formaggio sia stata effettivamente casuale e
legata al tentativo di trasportare e conservare
più a lungo il latte, alimento di cui i nostri
antenati avevano già empiricamente scoperto
le ottime proprietà nutritive.
La civiltà greca
Il fatto che gli antichi consumassero e apprezzassero
il latte e il formaggio è provato da diverse
testimonianze di carattere letterario e religioso.
Già la mitologia greca si è occupata
della scoperta del formaggio, attribuendola alle
Ninfe, le quali avrebbero insegnato ad Aristeo,
figlio di Apollo, l’arte di cagliare e trasformare
il latte. Forse la più conosciuta attestazione
letteraria dell’antichità circa la
produzione e l’utilizzo del formaggio è
quella dell’Odissea, nella quale Omero rappresenta
il ciclope Polifemo all’interno della sua
grotta, intento ad operazioni di mungitura di pecore
belanti. Meno conosciute, ma senz’altro importanti,
sono le attestazioni presenti in Ippocrate, primo
medico nella storia dell’umanità, che
parla del formaggio definendolo “forte, molto
riscaldante e nutriente” e in Aristotele,
il quale descrive in maniera documentata la tecnica
di coagulazione del latte tramite l’utilizzo
di succo di fico.
La civiltà romana
Anche i romani ebbero un ruolo importante nella
storia del latte e dei suoi derivati. Se infatti
nell’antica Grecia si consumava soltanto latte
di origine ovina, a Roma si iniziò ad utilizzare
il latte bovino. La civiltà romana non solo
perfezionò ulteriormente le tecniche casearie,
ma le diffuse, tramite il suo Impero, nel nord Italia,
in Gallia, in Germania ed in Inghilterra, facendo
sì che vi si dedicassero anche le popolazioni
autoctone. È attestata infatti intorno al
58 d.C. la produzione del primo formaggio svizzero,
mentre si dovrà aspettare l’impero
di Adriano (120 d.C.) per il primo formaggio inglese.
Anche nella letteratura latina si ritrovano riferimenti
interessanti al latte e al formaggio. Primo tra
tutti senz’altro è il mito della fondazione
della città di Roma, la cui storia narra
di come Romolo e Remo, una volta abbandonati, fossero
stati allattati da una lupa e con ciò salvati
da una morte certa.
Significativa la testimonianza di Marco Terenzio
Varrone, il quale descrive i principali tipi di
formaggi che venivano consumati nel I secolo a.C.
(vaccini, caprini e ovini sia freschi che stagionati)
e documenta come la preferenza dell’epoca
venisse accordata a quelli ottenuti tramite il caglio
di lepre o di capretto, anziché di agnello.
Di diverso parere è invece Columella, il
quale nei suoi trattati di economia agricola, risalenti
al I secolo d.C., oltre a descrivere le tecniche
di trasformazione casearia dell’epoca, soffermandosi
sull’uso di coagulanti vegetali come il fiore
di cardo e il succo di fico, attribuisce la preferenza
proprio al caglio di agnello poco apprezzato al
tempo di Varrone.
Insomma, ci si trova di fronte ad una disputa a
distanza tra i gusti di due epoche, a testimonianza
di come da sempre l’esercizio del gusto sia
una facoltà propria dell’uomo e di
come da sempre il latte e i suoi derivati siano
tra i protagonisti indiscussi di tale esercizio.
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La
Storia dello Yogurt
Dopo l’antichissima scoperta del formaggio,
la nostra storia del latte continua e ci porta
dalla preistoria fino all’inizio del secolo
scorso quando la scoperta del Lactobacillus Bulgaricus
fruttò un premio Nobel.
Origini nomadi per lo yogurt
Citato nella Bibbia, descritto da Aristotele,
Senofonte, Erodoto e Plinio, conosciuto da sempre
presso le popolazioni orientali, lo yogurt ha
origini antichissime. Infatti lo yogurt, come
il formaggio, altro non è che il risultato
del processo di fermentazione del latte ad opera
di alcuni microrganismi. Proprio per questo motivo
e per la probabile casualità della sua
scoperta è quasi impossibile definire con
certezza il suo primo apparire sulle tavole dei
nostri progenitori, anche se è ormai opinione
comune che l’origine dello yogurt sia di
almeno 4000 anni fa.
La culla dello yogurt è comunemente localizzata
geograficamente nell’Europa orientale, da
dove le popolazioni nomadi e i commercianti l’hanno
poi introdotto in quella occidentale. L’origine
caucasica dello yogurt si ritrova anche nella
sua etimologia: in turco, infatti, il termine
joggurt significa "latte denso".
Grazie agli intensi scambi commerciali e militari
del bacino del Mediterraneo, il "latte denso"
si diffuse ben presto anche tra Fenici, Egizi,
Sumeri, Greci e Romani. Il medico greco Galeno
parla diffusamente dello yogurt in una sua opera,
attribuendogli sicure capacità benefiche
per il fegato e lo stomaco.
Anche il suo impiego in cucina non è nuovo.
Nelle novelle de “Le Mille e una Notte”
è presente come base per banchetti regali,
mentre i primi libri arabi di ricette vedono la
descrizione di diversi piatti prelibati a base
di yogurt. Anche l’Antico Testamento cita
lo yogurt quando il profeta Abramo "lieto
nell'apprendere che la moglie Sara era finalmente
in attesa di un figlio, prese una bevanda di latte
acido e latte fresco e lo mise di fronte agli
angeli venuti a dargli la notizia”.
Lo yogurt fa vivere fino a 150 anni?
La storia moderna e scientifica dello yogurt inizia
con la fine dell’ottocento, quando il biologo
Ilyich Metchnikov, ricercatore dell’Istituto
Pasteur di Parigi, riesce ad isolare il Lactobacillus
Bulgaricus, responsabile del processo di fermentazione
che permette la trasformazione del latte in yogurt.
L’aggettivo Bulgaricus si deve al fatto
che il campione di yogurt dal quale è stato
isolato il bacillo proveniva da una popolazione
bulgara famosa per l’alto consumo di yogurt
e per la longevità. Metchnikov aveva intuito
che un consumo costante di questo alimento poteva
fungere da disintossicante contro i batteri nocivi
che si concentrano nell’intestino. Secondo
lo scienziato allievo del grande Pasteur, il consumo
di yogurt avrebbe consentito di vivere fino a
150 anni. Al di là di questa ingenuità,
che risente probabilmente del clima positivistico
dell’epoca, il Professor Metchnikov fu insignito
nel 1908 del Premio Nobel per la medicina per
il suo lavoro sull'immunologia e le sue scoperte
sono ancora alla base della conoscenza di un alimento
antico e modernissimo al tempo stesso.
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La
storia del formaggio
Da quando sulla terra apparve la vita esiste il
latte, alimento primo dei mammiferi e quindi anche
dell'uomo. Attraverso i secoli, il miracolo del
latte si è rivelato compiutamente anche
nel suo principale derivato: il formaggio.
Documenti sulle prime dinastie dei re Egiziani
e dei Sumeri testimoniano che la fabbricazione
del formaggio era già conosciuta cinquemila
anni orsono. Plinio, Virgilio, Omero, Aristotele
affermano che era in auge presso i Romani e i
Greci. Probabilmente il formaggio, questo meraviglioso
prodotto alimentare, ha un'origine che si
perde nella notte dei tempi e certo si può
collegare al nascere della pastorizia. I primi
pastori, agli albori della civilizzazione dell'uomo,
scoprirono il formaggio osservando prima la trasformazione
che avviene abbandonando il latte alla sua naturale
fermentazione acida e successivamente constatando
che, con l'aggiunta di porzioni di stomaco di
agnello (caglio), il latte assumeva consistenza
solida (coagulava) ed aveva la proprietà
di conservarsi.
Nel corso dei secoli scienza e industria hanno
fatto di un alimento primitivo un cibo raffinato,
moltiplicandone tipi, forme e sapori.
La storia della mozzarella
Una breve carrellata sulla storia
di un formaggio fresco, gustoso e sempre presente
nella tipica “Dieta mediterranea”.
Come avrete già intuito stiamo parlando
della mozzarella.
Le diverse tipologie di mozzarella: facciamo
chiarezza
Non possiamo iniziare la storia della
mozzarella se prima non facciamo il punto sulle
diverse tipologie di questo famoso formaggio che
abitualmente viene definito con il nome generico
di “mozzarella”.
Quando si parla di mozzarella, infatti, ci si
riferisce ad una famiglia di prodotti che comprende
i formaggi freschi a pasta filata ottenuti con
latte di bufala, di mucca, o misto, che hanno
forma variabile (sferoidale, a treccia, a nodo,
a bocconcini, ...), realizzati con diverse ricette
e in diverse regioni italiane. Tutte queste differenze
determinano la definizione specifica del nome.
Tra i vari tipi in commercio ci sono la mozzarella
di bufala campana, che vanta la denominazione
DOP (Denominazione di Origine Protetta), la mozzarella
tradizionale, che è tutelata dalla sigla
STG (Specialità Tradizionale Garantita),
c’è il prodotto per la pizza e il
“fior di latte”, anch’esso ottenuto
con ricetta tradizionale.
Le origini
Difficile risalire con certezza al momento
della nascita della mozzarella. Alcune testimonianze
riportano già al 60 d.C. quando i Romani
producevano un formaggio dalle caratteristiche
simili alla mozzarella attuale facendo cagliare
il latte con le proteine dello stomaco di pecora
o capra. Certo è che le prime importanti
testimonianze della produzione di questo formaggio
sono legate all’allevamento dei bufali il
cui latte era utilizzato per la produzione di
provole, più adatte alla conservazione,
e di mozzarella, formaggio da consumare più
fresco. L’introduzione dei bufali in Italia
è, anche qui, incerta: c’è
chi parla del VI secolo con le invasioni barbariche,
chi colloca la sua diffusione nell’Italia
meridionale intorno all’XI secolo attraverso
i Normanni che trasferirono alcune mandrie dalla
Sicilia dove erano state introdotte dagli Arabi,
chi ne parla già all’epoca dei Greci
e chi sostiene che il bufalo sia direttamente
di origine italiana. Al di là del periodo
di introduzione dei bufali nel nostro paese e
sebbene alcune testimonianze facciano risalire
l’origine della produzione di mozzarella,
come la conosciamo oggi, già al XII secolo,
il periodo di grande sviluppo e notorietà
di questo formaggio si colloca intorno al XV secolo
nell’area napoletana e campana.
Il nome
Il termine esatto “mozzarella”
sembra essere stato citato per la prima volta
nel 1570 in un manuale di cucina di Bartolomeo
Scappi, cuoco della corte papale. Mentre la parola
“mozza”, da cui deriva l’attuale
nome del famoso formaggio, sembra risalire ancor
prima, menzionata da Giovanni di Paolo Rucellai
già nel 1481.
Il termine deriva infatti dal verbo “mozzare”
per la caratteristica operazione che il casaro
compiva nel tagliare con le mani le porzioni di
formaggio dalla lunga pasta filata di origine.
Da prodotto elitario e familiare alla
diffusione massiccia
La mozzarella non era molto diffusa,
se non localmente, a causa della peculiarità
di freschezza che ne obbliga un consumo rapido.
Non era quindi facile la sua diffusione e si preferiva
destinare il latte di bufala alla preparazione
della provola o della provola affumicata dalle
caratteristiche di resistenza più lunghe
che ne consentivano il trasporto anche in zone
lontane. Pare però che proprio per questa
sua particolarità di freschezza, la mozzarella
fosse destinata ad un ristretto e selezionato
circolo di raffinati amatori e alla produzione
e consumo familiare.
Con lo sviluppo delle vie di comunicazione, venne
da sé la maggiore diffusione e commercializzazione
della mozzarella, aiutata anche dall’utilizzo
di tecniche che ne prolungavano la conservazione
della freschezza. Uno dei metodi, ormai superato
dall’utilizzo dell’acqua di governo,
era disporre le mozzarelle in cassette di vimini
o di castagno avvolte in fasci di giunco e mirto.
Fu grazie a questa tecnica e alla diffusione del
consumo di carne di bufalo - che ne estese sempre
più l’allevamento - che la commercializzazione
della mozzarella ebbe uno slancio.
Il processo fu continuo fino ad arrivare, dopo
l’unificazione d’Italia, alla nascita
della “Taverna”, il grande mercato
di Aversa (tra Napoli e Caserta) dedicato proprio
alla vendita all’ingrosso di mozzarella
e ricotta di bufala, dove si stabilivano i prezzi
commerciali in base alla produzione e alla richiesta
di prodotto.
Il resto della storia lo conosciamo: oggi la mozzarella
è uno dei formaggi più apprezzati
sia in Italia che all’estero, dove contribuisce
a valorizzare e diffondere la qualità del
Made in Italy.
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Il
latte come medicinale
In questa sezione dedicata alla storia del latte
vogliamo avventurarci in un’epoca lontana
in cui la magia, l’alchimia e le credenze
popolari permeavano la vita quotidiana e le scarse
conoscenze scientifiche non permettevano di chiarire
il confine tra alimenti, medicamenti e pozioni.
Su un aspetto, però, gli studiosi di tutte
le epoche sono stati concordi: l’interesse
per il latte. Un interesse dettato però
anche dalla diffidenza nei confronti di un alimento
così difficile da classificare.
Le antiche leggende
Nella medicina antica e medievale, il latte era
considerato una “superfluità”
dell’organismo originata dall’attività
di sbiancamento del sangue ad opera delle mammelle.
È stata sempre nota la sua forma mutevole
dovuta alla diversità degli animali da
cui proviene, dalla loro alimentazione ed età,
dallo stato crudo o cotto, dalle condizioni climatiche
ed ambientali. Inizialmente, queste sue volubili
caratteristiche avevano creato intorno al latte
un grande interesse anche se in un certo senso
“diffidente”. Era però riconosciuto
da tutti gli studiosi in tutte le epoche il suo
elevato potere nutritivo. Ma è proprio
per la difficoltà nella sua classificazione
che il latte ha assunto nella tradizione medica
un ruolo più che altro di medicamento.
Le virtù attribuite al latte furono molteplici:
da quelle di recare giovamento al petto e ai polmoni
e di ravvivare il colorito della pelle a quelle
afrodisiache. Non mancano testimonianze della
sua efficacia nello sciogliere le occlusioni del
fegato, di lubrificare l’intestino, per
combattere le ulcere viscerali e lenire i bruciori
di stomaco. Il grande Avicenna indicava nel siero
di latte un rimedio all’emicrania. L’insorgere
di questa dolorosa costipazione veniva infatti
collegato alla bile e le proprietà del
siero di latte potevano correggerne l’acidità.
Mentre, nel I secolo d.C., il botanico greco Dioscoride
sosteneva una teoria che si è tramandata
fino in epoca moderna: il latte era considerato
un rimedio all’avvelenamento. Risultava
valido per tutti i tipi di veleno ingerito; infatti,
se i veleni agiscono con una forza corrosiva e
infiammatoria, il latte, per la sua natura fredda
e morbida, doveva arrecare il beneficio necessario
per combatterli.
Lo studio sistematico del latte
Sebbene da sempre la scienza medica, in particolare
con Galeno ed Ippocrate, si è interessata
allo studio delle peculiarità del latte
e alla sua applicazione in campo medico e nutrizionale,
è solo nel XV secolo che si comincia a
trattare l’argomento in modo sistematico.
Il primo ad occuparsene fu probabilmente Pantaleone
da Confienza, medico vicentino, che pubblicò
nel 1477 la “Summa lacticiniorum”,
una monografia sui latticini che, benché
fosse una dissertazione filosofica più
che un trattato scientifico, aprì la strada
ad una valorizzazione dell’argomento dal
punto di vista terapeutico. Dopo qualche anno,
infatti, nel 1535, Girolamo Accoramboni da Gubbio
cominciò a parlare del latte come cura
di alcuni stati febbrili nel suo “Tractatus
de lacte”. Più avanti, nel 1595,
esce l’opera di Giovanni Costeo “De
lactis serique natura et in medicina usu”
che si occupa specificatamente di trattare le
virtù terapeutiche del latte e del siero
di latte per la cura di molteplici malattie.
Il latte come medicamento nell’epoca
moderna
Oggi, con le scoperte farmacologiche e gli studi
scientifici e medici, alla cura delle malattie
sono deputati altri metodi che senza alcun dubbio
sono più efficaci delle pozioni preparate
nell’antichità. Resta il fatto, però,
che l’uso del latte come rimedio “casalingo”
per la cura di alcune affezioni o per la bellezza
del corpo è tuttora molto diffuso. Basti
pensare alle maschere di bellezza al latte, non
eccessive come i famosi bagni di Cleopatra e Poppea,
ma utili per curare piccole imperfezioni della
pelle o lenire gli arrossamenti. O, piuttosto,
ai tradizionali “rimedi della nonna”:
latte, miele e cognac per il mal di gola, la tosse
e i primi sintomi influenzali; una buona tazza
di latte caldo e miele per favorire il sonno,
un bicchiere di latte per avere sollievo in caso
di bruciori di stomaco. Insomma, lungi dall’essere
una medicina, il latte rimane una sostanza fondamentale
per la vita di tutti noi.
Tratto da: “Sulla natura del latte”
a cura di Massimo Montanari - Edito da Umberto
Allemandi & C. per Parmalat. |
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La
storia di burro e panna
Vogliamo parlare della storia di due importanti
derivati del latte: la panna, nota per essere
un condimento e una guarnizione di gustosa prelibatezza
e il burro, un antico alimento utilizzato anche
per usi differenti, dalla cosmesi alla medicina.
IL BURRO
La storia
Prodotto di antiche origini, anche sul burro,
come per il formaggio, si parla di epoche e origini
diverse tramandate da remote leggende. C’è
chi parla degli Sciti, abitanti tra il VII e II
secolo avanti Cristo delle zone tra il Danubio
e il Don, chi ne fa risalire la scoperta agli
abitanti dell’India Asiatica, come è
riportato in alcuni inni sacri risalenti a circa
il 1500-2000 avanti Cristo. Ad ogni modo si tramanda
che l’invenzione del burro sia avvenuta
in regioni settentrionali soprattutto perché
per ottenere la burrificazione è necessaria
una temperatura di circa 15°C che è
facilmente raggiungibile in regioni meno calde.
Ne parlano Ippocrate - che attribuisce l’origine
della parola “boutiron” proprio agli
Sciti - e Plinio che descrive i processi di produzione
come appartenenti alle regioni settentrionali
e sconosciuta in quelle mediterranee. Tuttavia
altre fonti attestano che furono gli antichi ebrei
a citare il burro nell’Antico Testamento
e che sarebbero stati proprio loro i primi a svilupparne
l’arte della produzione e a considerarlo
per le sue caratteristiche puramente alimentari
e nutritive. Qualunque fosse la sua origine, il
burro veniva utilizzato per diversi usi anche
differenti da quello alimentare, dalla cosmesi
alla medicina, come ottimo unguento medicale o,
a volte, era persino adoperato come olio per lampade
e lubrificante.
LA PANNA
La storia
La storia della panna è naturalmente legata
a quella del burro poiché le due produzioni
derivano dallo stesso processo. Nonostante questo,
le leggende e le testimonianze specificatamente
dedicate alla panna sono molto scarse in confronto
alla ricca letteratura che accompagna la nascita
e la scoperta del burro. Ad ogni modo, si narra
che il termine panna derivi da “panno”
per la sua particolare caratteristica di preparazione:
la parte più grassa e leggera del latte
affiorando infatti in superficie, copre il liquido
come un vero e proprio panno.
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